Tresigallo la storia

L’enigmatica Tresigallo, oggi conosciuta come la “Città Metafisica”, era un piccolo borgo a 20 km da Ferrara, ai limiti della grande bonifica ottocentesca. Agli inizi del XX secolo contava poco più di 500 abitanti, in prevalenza braccianti e pescatori. Le prime testimonianze del villaggio sono del 1287 e la sua pieve di Sant’Apollinare è nota già dal 1100. Quindi, nonostante l’aspetto attuale faccia pensare ad una città di fondazione del Novecento, in realtà si tratta di una città di “rifondazione”. Tresigallo, per altro, è estranea ai programmi voluti da Mussolini per l’edificazione di nuove città a favore delle attività rurali o industriali. Mentre la creazione di Sabaudia nell’Agro pontino o di Carbonia nel Sulcis furono approvate dal Governo e registrarono la posa della prima pietra, per la rinascita del piccolo borgo padano tutto questo è assente. Tresigallo costituisce un caso a parte. Un’anomalia in chiaro conflitto di potere. Oggi la città conta più di 4mila abitanti ed è un centro famoso per l’architettura Razionalista che rimanda ai celebri quadri di De Chirico.

Giorgio De Chirico. L’enigma di un pomeriggio d’ autunno,1909.

La rifondazione di Tresigallo fu opera di Edmondo Rossoni, potentissimo gerarca fascista Tresigallese, uomo dai tanti lati oscuri ancora da approfondire. Personaggio ribelle e irrequieto. Socialista rivoluzionario e sindacalista di successo, Rossoni aderì al fascismo diventando deputato nel 1928. Nel 1932 ottenne l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del consiglio e in quell’anno avviò l’idea di trasformazione del proprio paese in una sorta di “città ideale”: una città fascista e corporativa, capace cioè di coinvolgere contemporaneamente imprenditori e lavoratori secondo la sua personale e contraddittoria visione sociale. Con l’incarico di ministro dell’Agricoltura e delle Foreste conferitogli da Mussolini nel 1935 il suo potere aumentò a dismisura. Nel 1936 venne indicato come il possibile successore di Starace al vertice del PNF e nel 1938, in Gran Consiglio, promosse e sottoscrisse le leggi razziali.

Edmondo Rossoni durante un comizio negli anni Venti.

La nuova Tresigallo fu ideata da Rossoni seguendo il percorso dell’industrializzazione. La “progettazione” di un nuovo paese, migliore e più giusto, avvenne però senza che mai fosse indetto un concorso pubblico. La realizzazione delle opere ebbe luogo secondo gli ordini del gerarca e le aziende in essa coinvolte furono quelle scelte da lui. Nella metamorfosi di Tresigallo sarà importantissima la SERTIA: una società fondata da Edoardo Rossoni, zio e prestanome del gerarca. Ufficialmente effettuerà gli espropri, si occuperà del reperimento fondi, della realizzazione degli edifici pubblici, della costruzione delle abitazioni nonché della ristrutturazione e rivendita delle case esistenti. In verità il ruolo principale della SERTIA fu quello di copertura. Il ministro Rossoni diresse infatti ogni operazione economica impadronendosi di notevoli fondi pubblici. Molti espropri avvennero senza atti legali e molte opere furono eseguite fuori dalla Legge. La trasformazione industriale dell’antico borgo avvenne al limite della clandestinità. Persino le industrie “invitate” ad investire sul territorio furono estranee alle aderenze statali. Il duce e lo Stato non furono a conoscenza (o non vollero essere a conoscenza) della reale entità degli accadimenti fino al 1939 quando, dopo numerose lettere anonime e approfondite indagini (anche dell’OVRA), Mussolini sollevò lo spregiudicato tresigallese dall’incarico di ministro.
Nel 1943 Rossoni votò a favore dell’ordine del giorno Grandi che sfiduciò Mussolini ma poi, nel ’44, fu condannato a morte dal Tribunale della Repubblica Sociale. In quel periodo vennero ritrovati ingenti valori di sua “proprietà” sotterrati a Tresigallo. Nel 1945 fu condannato all’ergastolo per crimini fascisti ma con l’aiuto dei Benedettini, che gli fecero assumere l’identità di un religioso, riuscì a fuggire in Canada. Nel 1947, dopo numerose vicissitudini, la Cassazione annullò la sentenza permettendogli di rientrare in Italia.

Il lampione riprodotto dall’originale per l’arredo urbano.

Le innumerevoli vicende personali e politiche del gerarca fascista, unite alla rivalità dimostrata nei confronti di Mussolini, complicano la lettura del personaggio implicando inevitabilmente l’evoluzione della nuova città. Tresigallo però era diventata moderna e razionalista, con 10.000 abitanti, fabbriche autarchiche, abitazioni, opere pubbliche e indubbia crescita sociale ed economica. Non mancarono la Casa della Gil, luogo di partenza delle parate in camicia nera dei Balilla armati di moschetto e lo stadio per le gare e la formazione sportiva. Sulle strade principali furono posizionati diversi lampioni appositamente creati per la città, che sono stati riproposti per l’attuale arredamento urbano in modo fedele al disegno originale recuperando dove possibile i pali dell’epoca. L’architettura giocò un ruolo fondamentale nella modernità e nella rappresentazione propagandistica dello Stato/partito della cittadina padana. E non mancò di testimoniare l’esibizione di potere del gerarca.
La sensazione di chi cammina oggi per le strade di Tresigallo è di estremo interesse. E’ una percezione quasi surreale. Quella cioè di individuare precisi punti di riferimento posti a sbarramento al termine degli assi viari. Come per delimitare lo spazio vitale in uno schema antico e prestabilito: la Gil, la chiesa, la piazza. E il Cimitero: al centro del quale Rossoni fece costruire, da vivo, il proprio mausoleo. Al suo interno una gigantesca torcia in marmo verde caratterizzava il luogo sacro dove la Croce era relegata in secondo piano. Sul braciere una conchiglia di vetro colorato ancora oggi simula una fiamma sempre viva. Dalla piazza principale della città un fantastico rettilineo conduce a quella torcia che, non certo casualmente, indica il “nord”.

Una delle tante lettere con le quali il ministro Rossoni inviava le indicazioni per la realizzazione della nuova Tresigallo all’amico fidato Mariani.

Nella trasformazione di Tresigallo non vanno dimenticate due figure significative. Il primo è Carlo Frighi, amico di famiglia e laureato in ingegneria nel 1929. Venne chiamato da Rossoni a ricoprire il ruolo di “ingegnere di Tresigallo”. Il secondo è Livio Mariani, macellaio del paese e amico d’infanzia. Mariani fu un vero e proprio “direttore generale” durante l’intero processo. Fu tramite Mariani che Frighi ricevette gli schizzi da trasformare in progetti esecutivi. Per questo Carlo Cresti, storico dell’Architettura, definì Tresigallo: una invenzione per lettera. Infatti un vero Piano regolatore generale della città industriale non fu mai redatto: si lavorò esclusivamente su bozze realizzate da Edmondo Rossoni. Oggi però un Piano regolatore di Tesigallo esiste. Tra i punti fondamentali della pianificazione urbana ricoprono un ruolo di estrema importanza proprio le architetture razionaliste della prima metà del Novecento. La Soprintendenza le ha vincolate perché posseggono un valore storico artistico. Quelle architetture sono un caso a parte nella storia urbana d’Italia. Una realtà che riconduce agli enigmi delle tele di De Chirico.

Uno degli schizzi realizzati da Rossoni per la pianificazione della nuova Tresigallo.