Il comune di Cervia (Zirvia, Ziria), nella provincia di Ravenna, è uno dei centri di maggior successo della riviera romagnola. I suoi abitanti sono circa 29.000, ma nel periodo estivo, grazie alla prestigiosa ricettività alberghiera e al grande numero di dimore estive, raggiunge picchi di decine di migliaia di presenze. Oltre a proporre un centro storico di grande interesse, il capoluogo cervese offre al visitatore testimonianze del Novecento di grande pregio.
La città nacque assieme alla produzione del sale in un sito diverso da quello attuale. Si sviluppò infatti in mezzo ai bacini che costituivano le saline lontano dalla costa. Si chiamava Ficocle: un nome che troviamo già in un documento salente al V secolo. L’impianto di raccolta dell’oro bianco cervese, le cui origini si fanno risalire al periodo etrusco, era circondato da insalubri paludi salmastre. Fu quindi la necessità di trovare un luogo più salubre, assieme a quella di possedere un agevole accesso al porto, a spingere la comunità salinara a chiedere al Papa (Cervia era nello Stato Pontificio) l’autorizzazione a costruire una nuova città nelle vicinanze del mare. Il Papa considerato che la diminuzione degli abitanti di Cervia avrebbe messo in pericolo la produzione del sale, dopo lunghe trattative economiche, accettò la grande scommessa per il futuro. La prima pietra della nuova Cervia, salinara e marinara, fu posata alla presenza del Vescovo il 24 gennaio 1698.
Il progetto di Ballardino Petri della nuova città fu una brillante rappresentazione della società del tempo. Il disegno urbanistico è ancora oggi leggibile passeggiando nel centro storico. Il progettista organizzò una pianta rettangolare chiusa, circondata dalle modeste e massicce case dei salinari e degli artigiani che fungevano da fortificazione. Le abitazioni non avevano accesso dal muro perimetrale esterno, ma sullo stesso presentavano finestre chiuse da grosse inferriate che consentivano l’ingresso dell’aria salubre dell’Adriatico ma non quello dei pericolosi predoni. La porta cittadina a favore del mare fu aperta circa un secolo dopo. Sulla piazza centrale trovarono posto i palazzi pubblici e quelli religiosi. Nella fascia intermedia furono costruiti gli edifici destinati ai cittadini nobili e facoltosi. Per l’innalzamento della nuova Cervia si utilizzarono i materiali “smontati” dal vecchio insediamento. I lavori, più volte interrotti per problemi economici, terminarono nel 1714.
La Guida Breve del Touring Club Italiano del 1947 indica Cervia come una frequentata stazione balneare. Fu grazie al sudore della fronte se città che affascinò Grazia Deledda guadagnò quell’importante appellativo. La città turistica era infatti in netto svantaggio rispetto alle altre stazioni balneari già conosciute.
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Grazia Deledda. Una mezza romagnola da Nobel
Fu nel 1873 che il sindaco Muccioli tentò il primo vero approccio al turismo marittimo firmando un bando che oggi suscita tenerezza. Tra le righe leggiamo: Essa però dichiara di non poter fare concorrenza alle altre città per magnificenza dello stabilimento […] Quindi Cervia non invita tutti quei figli prediletti della fortuna […] invita il povero impiegatuccio […] invita il piccolo commerciante che ogni anno stenta a trovare il pareggio tra il Dare e l’Avere, invita l’operajo che è riuscito a riunire un gruzzolo di L. 100, frutto dei continui lavori, per mandare ai Bagni la malaticcia moglie. Sarà la prima metà del Novecento a dare un’ossatura ricettiva conveniente alla città. A partire dal 1912, grazie a una convenzione stipulata tra l’Amministrazione comunale cervese e la società lombarda Milano Marittima, nacque un progetto di piano regolatore che trasformò una vasta area ai margini della pineta. Il progettista fu Giuseppe Palanti, artista di successo, ritrattista, cartellonista alla Scala e dal 1923 docente all’Accademia di Brera. Il suo disegno s’ispirò alla “Città giardino”. Le splendide villette, destinate in primo luogo al riposo dei milanesi facoltosi, furono immerse nella pineta.
Sorsero prestigiosi alberghi come il Grand Hotel a Cervia, il Mare Pineta a Milano Marittima e altri ancora sul territorio. Sono del Trentotto il lungomare e lo stabilimento Kursaal che vantava 2000 mq. di superficie. Il territorio cervese fu inoltre scelto per la realizzazione di alcune importanti colonie marine: centri climatici promossi dal regime per curare e per orientare ideologicamente i giovani italiani. Si tratta di edifici di notevole capienza e di grande impatto estetico architettonico legato nella maggior parte al Razionalismo. Molte di esse, in affascinante disuso, ancora oggi si affacciano sul mare. I loro muri hanno conosciuto gli orrori della guerra ospitando prima i nazisti e poi gli Alleati a servizio dell’aeroporto militare che fu realizzato con l’abbattimento di una considerevole porzione di pineta.
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Le Colonie
Il passaggio del fronte ha inoltre lasciato un’interessante e ammonitrice architettura della guerra. Bunker e Denti di Drago realizzati dai tedeschi per contrastare una eventuale avanzata degli Alleati dal litorale sono testimonianze che non si possono certo dimenticare. Recentemente l’Amministrazione comunale ha proceduto ad un attento recupero. Nella prima metà del Novecento nelle adiacenze delle saline fu anche creata la prima sede termale all’aperto.
Nel secondo dopoguerra la cultura del turismo di qualità prenderà il sopravvento. Lo sviluppo delle infrastrutture e delle attrezzature balneari marceranno di pari passo con la crescita civile e sociale della città. Oggi i pionieri promotori del turismo cervese sono un poetico ricordo che Cervia non potrà mai dimenticare. E’ anche grazie a loro se l’antica città dei salinari e dei pescatori è oggi uno dei centri balneari di maggior successo della riviera romagnola. Una città con il cuore immerso nel passato ma con la mente aperta alle grandi scommesse per il futuro. Da sempre.